Sinistra, cittadinanza e reddito: mandiamo in “Tilt” il sistema Monti


Come fare politica a sinistra al tempo di Mario Monti, senza arrendersi a un ruolo di mera testimonianza? È forse la domanda più difficile tra chi, nei partiti e nei movimenti, ha dato fondo alle proprie energie in questo ultimo anno e si è trovato con un finale imprevisto alla caduta di Berlusconi. Un mese prima era il preludio a uno scenario di grande apertura alla partecipazione, un giorno dopo la salita al Colle del Cavaliere, è stato chiaro a tutti che l’esecutivo Monti chiudeva molti spazi. Tanto che alcuni, tra cui Fausto Bertinotti, ritengono la sinistra impossibilitata a governare in questa fase.

Tra le poche reazioni da sinistra, è molto interessante quella di Tilt, la rete di sinistra che mette insieme diverse realtà collettive di tutta Italia, tra cui il Leoncavallo, le fabbriche di Nichi, l’associazione antimafia daSud, i militanti di Sel e Idv. Tilt, che ha un forte taglio generazionale (la maggior parte dei componenti sta tra i 20 e i 35 anni), è nata da tre mesi e ha formalizzato la costituzione come associazione a Pisa tra il 25 e il 27 novembre. Al centro della tre giorni, un confronto su cittadinanza e reddito. Proprio sul rilancio di strumenti di reddito minimo garantito, la generazione precaria articola un’idea di uscita da sinistra dalla crisi, che si lega alla riforma del welfare, alle politiche di genere, all’antimafia sociale, al diritto all’abitare e a un’idea di cittadinanza includente nei confronti dei migranti.

A Pisa se n’è discusso con Nichi Vendola, Adriano Sofri, Francesco Forgione, Concita De Gregorio e Corrado Formigli nei dibattiti serali. Sofri, in particolare, ha notato con un certo divertimento come nel documento di Tilt, la rivendicazione di soldi abbia un ruolo centrale e di come nel ’68 un riferimento così esplicito al “vile denaro” fosse un tabù nel movimento. Forse anche questa è la cifra di una capacità di lettura del reale che tenta di non restare al rimorchio di un governo italiano, e non solo, in cui la politica in senso tradizionale sembra aver abdicato senza condizioni all’economia e alla finanza. I tempi sono lunghi, ma a sinistra in molti non si arrendono all’idea di morire montiani.

Lorenzo Misuraca
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