Libera il Lazio dalle mafie

8 febbraio ore 17:30
Casa del Jazz - Viale di Porta Ardeatina, 55



#Occupiamoci di Scampia

OccupyScampia? Come dire di no! Anche se non fossimo all'alba di una nuova guerra di camorra, anche se non ci fossero tweet e articoli di giornale a proporcelo, occupare fisicamente e occuparsi materialmente di un pezzo di Sud da liberare è un dovere di tutti noi. Ancor più se da quel pezzo di Sud arrivano mille esperienze che ci chiedono di aggiungere le nostre braccia alle loro per dare una spinta forte se non definitiva al controllo mafioso che marchia a fuoco e soffoca un territorio grande quanto una capitale europea. 

  È vero: l'occupazione è l'essenza stessa di uno spazio pubblico, ma l'occupazione di un giorno non fa la piazza e non rende “pubblico” lo spazio. #Occupy non è e non può essere un pomeriggio in piazza. #OccupyScampia sì, allora, se significa che finalmente contribuiamo a restituire un luogo fisico ai suoi abitanti, i tanti che vorrebbero riprenderselo e affidarlo "in custodia" ai nonni, ai nipoti, alle madri, ai sorrisi e alle urla. #OccupyScampia per costruire una società e un'economia diverse, perché il quartiere diventi “piazza di spaccio” di esperienze positive, di occasioni di lavoro, socialità e creatività.    Non accade in un giorno, ma se un giorno accade che cominciamo tutti a farci carico di quello che manca e a sostenere quelli che rappresentano l'altra Scampia - gli amici del Gridas, gli A67, Legambiente, Mammut e tanti altri - è un buon inizio. Occupiamo e occupiamoci di Scampia, dunque, innanzitutto imparando a conoscere la sua vivacità e le sue storie di resistenza che diventa speranza. 

Non dobbiamo insegnare niente a nessuno, semmai dare ascolto e supporto a chi in quel quartiere, così come avviene in tutte le altre Scampia d'Italia, è già incamminato sulla strada alternativa a quella imposta dalle mafie e dalla mala politica.   #Occupiamoci di Scampia, dunque, partendo dai bisogni e dai passi avanti compiuti da chi è ogni giorno #OccupyScampia. E stavolta evitiamo l'errore di spegnere i riflettori il giorno dopo. I tweet  passano, le persone che hanno diritto a un quartiere diverso, in tutte le Scampa d'Italia, restano. 


Raffaele Lupoli

26 gennaio, Giovanni Tizian alla presentazione nazionale di "Gotica"



26 gennaio, ore 20.30

TEATRO CENTRALE PRENESTE
VIA ALBERTO DA GIUSSANO, 58 – ROMA

Presentazione del libro

GOTICA

‘ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea

con Giovanni Tizian (giornalista daSud)

e Giuseppe Cascini (magistrato, segretario ANM)


Le mafie stanno sopra e sotto la linea Gotica. Stanno al Sud, come al Nord e a Roma è diventata una capitale anche per loro. Fanni affari, stanno nel cuore vivo delle città, parlano con la politica, infiltrano le professioni, immettono soldi freschi nel mercato in crisi. Sono parte della nostra società. Hanno e gestiscono consenso, trovano sempre maggiori complicità.
Giovanni Tizian, giornalista e militante dell'associazione daSud, lo ha denunciato con inchieste per diversi giornali e anche nel libro “Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea” (Round Robin Editrice) e per questa ragione da quasi due mesi è costretto a vivere sotto scorta. L'associazione daSud ha lanciato la campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian” per tenere alta l'attenzione sul giornalista e ribadire che la lotta alle mafie – da Sud a Nord – deve essere una priorità del Paese.
La campagna – che ha avuto tappe a Bologna, Modena, Napoli, Palermo, Torino e molte altre città d'Italia e che vive con migliaia di adesioni sul web - torna a Roma, con Giovanni Tizian che presenterà per la prima volta nella Capitale il suo libro-inchiesta “Gotica” insieme al magistrato antimafia Giuseppe Cascini, segretario nazionale dell'Associazione nazionale magistrati.
L'incontro sarà anche l'occasione per lanciare la seconda fase della campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian” con la proposta di diffondere buone pratiche antimafie per cambiare l'Italia.
L'incontro si svolgerà al teatro Centrale Preneste (nel quartiere Pigneto, in via Alberto da Giussano 58) ed è organizzato dall'associazione antimafie daSud insieme alla Mediateca Giuseppe Valarioti. Partner dell'evento sono la Federazione nazionale della Stampa, la Fondazione Libera informazione e Ossigeno per l'informazione. La manifestazione ha il patrocinio del Municipio VI.

A cura di:

Mediateca Giuseppe Valarioti (daSud)

Partner:

Fnsi, Fondazione Libera Informazione, Ossigeno per l'informazione

Con il patrocinio di:

Roma Capitale – VI Municipio


Per motivi di sicurezza ingresso fino a 150 posti.
Ingresso gratuito, apertura biglietteria alle ore 20.30


SABATO 21 GENNAIO, ORE 20.30




Non tacere – tre giorni di straordinaria libertà
Officina Culturale Via Libera

Via dei Furi 25 – 27 - www.officinavialibera.it


ore 20.30
Aperitivo, a seguire
Linguaggi creativi contro le mafie – dalla musica ai fumetti
a cura dell’Associazione daSud.

ore 21.30 Concerto
Popucià acustic live


info > il calendario della tre giorni

Mercoledì 18 gennaio, ore 18.00


Sala del Carroccio, piazza del Campidoglio - Roma

Presentazione della graphic novel
LIBERO GRASSI. CARA MAFIA IO TI SFIDO
testi e sceneggiatura di Laura Biffi e Raffale Lupoli
disegni di Riccardo Innocenti
edito da Round Robin in collaborazione con daSud


ne discutono con gli autori:
Danilo Chirico, presidente associazione daSud
Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale Legambiente
Santo Della Volpe, presidente Fondazione Libera informazione
Tano Grasso, presidente onorario Fed. antiracket
Ivan Lo Bello, presidente di Confindustria Sicilia
Paolo Masini, componente dell’Assemblea capitolina






IO MI CHIAMO GIOVANNI TIZIAN

www.iomichiamogiovannitizian.org

Fa le inchieste sulle mafie al Nord
Costretto a vivere sotto scorta
Succede in Emilia Romagna
al giornalista Giovanni Tizian
Una campagna per difendere il cronista
e militante dell’associazione daSud

Giovanni è figlio di Peppe Tizian
vittima innocente della ‘ndrangheta
Ha appena pubblicato il libro-inchiesta:
“Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”

La politica ha cancellato la parola mafia dal vocabolario pubblico, l’informazione ha finto di non vedere, le associazioni e i movimenti hanno sottovalutato. E invece la mafia al nord c’è, fa affari, è pericolosa, sta dentro i processi economici e sociali. E non vuole essere disturbata.
Così nella civilissima Emilia Romagna può accadere che a Giovanni Tizian, un giornalista precario di 29 anni, impegnato sul fronte antimafia con l’associazione daSud, venga assegnata una scorta. Per il suo lavoro di inchiesta sulle mafie al Nord. Un lavoro coraggioso, vero, che pochi giornalisti fanno. E che tutti dobbiamo difendere.
In questi anni Giovanni ha scritto inchieste raccontando il volto reale delle mafie al nord svelando - sulla Gazzetta di Modena, su Linkiesta.it, su Lettera 43, Narcomafie - ciò che accade in Lombardia, Piemonte, Liguria e Emilia Romagna.
L’ha fatto spesso in solitudine, una solitudine doppia, inaccettabile: quella di chi racconta una verità che nessuno ha la voglia o l’onestà intellettuale di sentire. E la solitudine di chi fa il giornalista con passione, rigore, professionalità. Ma lo fa da precario, senza le tutele di cui godono i giornalisti e gli scrittori famosi, quelli che pubblicano con le grandi case editrici, quelli che scrivono sui giornali nazionali. 
In questi anni al giornalismo, ha voluto affiancare il suo impegno antimafia con l’associazione daSud: Giovanni infatti ha vissuto sulla propria pelle la violenza della ‘ndrangheta. È figlio di Peppe Tizian, ucciso il 23 ottobre del 1989. Era nato a Bovalino, in provincia di Reggio Calabria. Era un funzionario di banca «integerrimo», dicono gli investigatori. Aveva solo 36 quando l’hanno ammazzato. Il suo omicidio è rimasto senza colpevoli. Giovanni era ancora un bambino. Ha tenuto per sé questa storia per quasi venti anni. Nel 2008, durante la Lunga Marcia della Memoria di daSud, la decisione di condividere la sua storia e di iniziare l’impegno antimafia. Da allora ogni anno daSud dedica una parte delle proprie attività al ricordo di Peppe Tizian: sul luogo dell’omicidio, a Locri, lungo la statale 106 due anni fa è stato realizzato un murales. 

Proprio a partire dalla sua esperienza personale Giovanni Tizian ha scritto un libro sulle mafie al nord. Si intitola “Gotica. ’Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea”, lo ha pubblicato la casa editrice Round Robin, la casa editrice con cui daSud ha deciso di costruire il suo racconto delle mafie e dell’antimafia con inchieste, romanzi e fumetti. È un lavoro straordinario, Gotica, documentatissimo, che offre anche ottime chiavi di interpretazione delle attività dei clan. Racconta gli intrecci con la politica, con l’economia, con le professioni. E i traffici di droga, il pizzo, l’usura, il gioco d’azzardo. Racconta il giro dei soldi. I soldi dei clan. 
«Sono sicuro di riuscire a trovare il modo di continuare a fare il mio lavoro. Non penso che un giornalista possa cambiare il mondo, ma credo nell'utilità sociale del mestiere di giornalista», dice Giovanni.
Continuerà a fare il suo lavoro. Lo farà meglio di prima. E avrà sempre al suo fianco daSud, la sua associazione. Insieme non indietreggeremo di un solo passo, insieme continueremo a raccontare le storie nascoste o dimenticate di mafia e antimafia di questo Paese.
Ma la sfida che i clan hanno lanciato a Giovanni è una sfida lanciata all’Italia che resiste e che vuole cambiare: a tutti il compito di organizzare un grande movimento di scorta popolare e civile. Associazioni, gruppi, comitati, partiti, singoli, giornalisti, organizzazioni, personaggi, artisti, trasmissioni radio e tv, giornali, amministratori, scrittori: tutti quanti possiamo fare molto per non fare sentire soli Giovanni e la sua famiglia. E per garantire che possa fare tranquillamente il suo lavoro.
Parte da oggi la campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian”: incontri, iniziative, presentazioni, dibattiti, campagne web e di comunicazione. 
Per aderire inviare una mail a iogiovannitizian@dasud.it o visitare il sito www.iomichiamogiovannitizian.org

#iomichiamogiovannitizian

GIOVEDÌ 12 GENNAIO / ORE 18.00 - Teatro valle occupato, Roma

Permanenza La Ruina/Scena Verticale
Giovedì 12 Gennaio
Teatro Valle Occupato

h 12.00 / 16.00
Laboratorio a cura di Saverio La Ruina

h 18.00
DISCUSSIONE intorno alla ‘ndrangheta
a cura di Danilo Chirico e Alessio Magro, 
autori del libro DIMENTICATI – Vittime della ‘ndrangheta, Castelvecchi editore, vincitore del Premio Indro Montanelli 2011.
con Francesco Forgione, ex presidente Commissione parlamentare Antimafia

h 19.00
Lettura scenica:
L’ITALIA S’È DESTA
di Rosario Mastrota, con Dalila Desirée Cozzolino

h 20.30
Degustazione di vini calabresi a cura di Giovanni Gagliardi

h 21.00
U TINGIUTU – Un Aiace di Calabria

leggi il programma completo su Teatrovalleoccupato.it

Reddito e genere – Donne daSud

La collocazione asimmetrica dei generi nel rapporto capitale-lavoro si riflette anche nella divisione del lavoro di riproduzione sociale svolto prevalentemente dalle donne, sotto forma di attività di cura e di accudimento, un lavoro sommerso e invisibile, indispensabile per il funzionamento del sistema produttivo, ma ignorato dal calcolo del Pil. Proprio per questo è possibile affermare che il Pil è una misura “che cancella le donne”, soggetti che invece sono grandi erogatori di una ricchezza non riconosciuta. L’immissione in massa delle donne nel mercato del lavoro è stata segnata anche da un sacrificio in termini di diritti e libertà personali: le donne hanno sommato il lavoro produttivo a quello riproduttivo, divenendo soggetti più vulnerabili e ricattabili all’interno del sistema lavorativo (pensiamo al ricatto sulla maternità).

Questo conflitto tra produzione-riproduzione che storicamente le ha escluse dalla “sfera pubblica” è accompagnata da un’altra contraddizione che non è solo tutta interna al processo di emancipazione femminile ma è anche al cuore di quella che viene da molti definita epoca del“capitalismo cognitivo”. Il fenomeno della femminilizzazione del lavoro oggi non indica esclusivamente gli aspetti quantitativi dell’ingresso massiccio delle donne nel mercato del lavoro, ma anche quelli qualitativi. Le forme e condizioni di lavoro imposte da circa un ventennio alle donne sono le medesime imposte a tutta la forza lavoro.

Capacità di comunicazione, disponibilità e reperibilità assoluta, indistinzione tra tempi di vita-lavoro, flessibilità, ricattabilità, sono le caratteristiche tipiche del lavoro “femminile” che definiscono il lavoro di oggi, incarnando il paradigma della precarietà. Il lavoro “riproduttivo” (tipicamente femminile) è stato inglobato da quello “produttivo”. E nonostante questo sia un fatto ormai indiscutibile, il lavoro di cura e domestico continua a non essere considerato “lavoro” e soprattutto continua ad essere prerogativa esclusiva delle donne. Il dibattito sul welfare va affrontato partendo da una ricollocazione del lavoro non pagato (domestico e di cura) all’interno della visione del sistema economico riportandola di diritto dentro l’analisi della struttura economica e delle sue dinamiche e non riducendola ad una questione esclusivamente di responsabilità femminile. L’associazione della capacità di cura alle donne non legittima solo una divisione sociale del lavoro sulla base del sesso, non è solo funzionale all’esclusione delle donne dalla sfera pubblica ma fallisce l’obbiettivo di costruire una società più giusta e rispondente ai reali bisogni delle persone. La cura deve diventare un principio di etica pubblica, una pratica radicata nella vita sociale e politica non un valore privatizzato e declinato esclusivamente secondo il genere femminile. Al centro dell’economia, quindi, non più soltanto la produzione dei profitti ma la riproduzione di quelle condizioni materiali, simboliche e psicologiche e cioè di tutti quei processi che generano e sostengono la vita umana, “perché questa è l’unica e reale base per il funzionamento della società”.

In questa prospettiva, proponiamo l’adozione di alcune misure, tra cui :


- l'erogazione di un reddito minimo diretto o indiretto che remuneri il lavoro domestico e assistenziale garantendogli l'inclusione sociale. L’introduzione del reddito, se da un alto aumenta il grado di autonomia delle donne dal ricatto del bisogno, se sostiene le donne come soggetti che subiscono maggiormente le contraddizioni del sistema lavorativo, dall’altro lato rischierebbe di riconfinarle nella sfera privata inchiodandole ad un ruolo assistenziale e confermerebbe la prospettiva della divisione sessuale nel lavoro. La monetarizzazione e quindi il riconoscimento del lavoro di cura devono essere affiancati da una battaglia politica e culturale, volta al superamento di un sistema che ha organizzato asimmetricamente e gerarchicamente i rapporti sociali tra i generi, assegnando loro responsabilità e doveri differenti.

- l’obbligo di redazione del bilancio di genere per tutte le pubbliche amministrazioni, centrali e locali, quale strumento che consenta di ristrutturare le entrate e le uscite al fine di assicurare un’effettiva e reale parità tra donne e uomini;

- il rafforzamento dei servizi sociali, l’elaborazione e la riformulazione di politiche di conciliazione e condivisione che eliminino le disparità di fatto di cui le donne sono oggetto nella vita lavorativa e favoriscano il loro inserimento nel mercato del lavoro. Un utile strumento in questa direzione è il congedo di paternità obbligatorio sul modello svedese funzionale non solo all’inclusione lavorativa delle donne ma allo scardinamento dei ruoli di genere e ai rapporti di forza che li hanno governati.
Donne daSud

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Bibliografia riferimento
Addabbo e Caiumi in, CNEL, Lavoro non pagato e condizioni di vita, a cura di A. Picchio, Roma, 1999
L.Balbo, Il lavoro e la Cura, Giuglio Einaudi, 2008
Alisa del Re , Produzione-Riproduzione in Lessico marxiano, manifesto Libri.
Silvia Federici, “Riproduzione e lotta femminista nella nuova divisione internazionale del lavoro”, in Donne, sviluppo e lavoro di riproduzione, Franco Angeli, 1996
N. Fraser, La giustizia incompiuta. Sentieri del post-socialismo,Lecce, PensaMultimedia, 2011
C. Morino, Per amore o per forza : femminilizzazione del lavoro e biopolitiche del corpo, Verona, Ombre corte, 2010
Antonella Picchio, La fida del genere. L’altra faccia del lavoro, Intervento pubblicato nel numero 2-3/01 della rivista Quale Stato, pp. 277-286
Quadrelli, B.Paolini, Donne e lavoro di cura, L’Orecchio di Van Gogh, 2007
J. Tronto, Confini Morali, Un argomento politico per l'etica della cura, a cura di A. Facchi, Reggio Emilia, Diabasis, 2006
Elena Pulcini, La cura del mondo. Paura e responsabilità nell’età globale, Bollati Boringhieri, Torino 2009.